La Basilica di San Domenico è un’altra perla artistica del Centro Storico di Arezzo.
I padri Domenicani giunsero ad Arezzo nei primi anni del XIII secolo. Qui si diedero da fare per dare vita al loro convento e alla Basilica che tutt’oggi viene ammirata da turisti proveniente da ogni angolo del mondo.
La Chiesa
La chiesa presenta una struttura gotica, realizzata dal 1275 al 1300 su disegno di un frate fiorentino. Lo si deduce facilmente dalle analogie tra San Domenico rispetto ad alcuni tratti della famosa Chiesa di santa Maria Novella a Firenze.
L’interno della Chiesa, che presenta un’unica navata, si figura piena di luce grazie ai dodici finestroni allungati, che avvicinandosi gli uni agli altri in direzione dell’abside creano un forte senso di profondità reso ancora più suggestivo dalla presenza degli affreschi situati nella parte inferiore delle pareti. Basta una passeggiata lungo la navata per respirare l’atmosfera medievale che permea un po’ tutto il centro storico di Arezzo.
Da sempre scrigno di veri capolavori, la Chiesa di San Domenico nei secoli purtroppo ha perduto molte opere d’arte di cui conserviamo però traccia perché citate negli scritti di Giorgio Vasari, come un organo di Bartolomeo della Gatta, una vetrata di Marcillat, delle pitture del Margaritone e così via; tuttavia al suo interno sono ancora oggi visibili tracce di storia ed opere di valore inestimabile, che arricchiscono questa chiesa dalle linee semplici.
Le opere
Sono numerose le opere conservate nella Basilica, che fanno gola a tutti gli estimatori di arte. Tra queste possiamo ricordare:
- Il duecentesco Crocifisso ligneo di Cimabue, situato sopra l’Altare maggiore. Ancora più prezioso dopo i danni subiti dall’opera gemella di Cimabue presente a Firenze in seguito all’alluvione del 1966;
- I “Santi Filippo e Giacomo Minore e storie della loro vita e di Santa Caterina” di Spinello Aretino;
- La “Crocifissione tra i Santi” di Parri di Spinello;
- La Cappella Dragondelli. I Dragondelli furono una famiglia fiorentina che aveva in Arezzo, di fronte alla piazza, una industria di ceramica molto rinomata. Nel loro stemma viene rappresentato un drago rosso alato in un campo dorato. La Cappella è di particolare interesse, in quanto l’unica di tante presenti inizialmente nella chiesa ma ormai sparite durante i secoli. Fu scolpita da Giovanni di Francesco da Firenze intorno al 1368;
- Il sepolcro di Niccolò Soggi (Firenze 1479, Arezzo 1551) pittore rinascimentale molto ben voluto anche da Giorgio Vasari che lo cita nelle sue “Vite”. Il Soggi fu allievo del Perugino, e operò principalmente tra Arezzo e Roma;
- Un affresco del bisnonno di Giorgio Vasari, Lazzaro Vasari, rappresentante il domenicano Vincenzo Ferreri e realizzato nell’epoca in cui Piero della Francesca, poco lontano, operava nella Basilica di San Francesco per la Leggenda della Vera Croce (e non è un caso che i due collaborarono insieme proprio ad Arezzo). Morì nel 1468 e fu sepolto nella cappella di San Giorgio, presente ad Arezzo.
L’esterno della Basilica di San Domenico è costituito quasi integralmente da piccole pietre, ad eccezione della parte centrale dove l’alternanza di travertino ed arenaria crea un effetto cromatico diverso; il campanile racchiude un altro “ricordo” del Trecento: le due campane. Una delle due, la più grande, datata 1349, porta la firma di due fonditori aretini molto noti, Nerio e Ristoro.
Il portale è sovrastato da una lunetta con affresco della Madonna col Bambino tra San Francesco e San Domenico, risalente al 1480 di Lorentino di Andrea.